Nutrizione Clinica
colite
Un soggetto che soffre di patologie infiammatorie dell’intestino come la colite non dovrebbe abbattersi o, peggio, adattarsi ad uno stile di vita alimentare inspiegabilmente proibitivo per paura o sconforto perché, con il valido supporto di un nutrizionista al quale affidarsi, può migliorare la propria alimentazione, imparando a mangiare i cibi più protettivi dell’intestino e a individuare quelli che invece dovrebbero essere evitati e, con la giusta educazione alimentare che soltanto con l’aiuto del professionista si può raggiungere, vedrebbe migliorare la propria qualità di vita.
Nutrizione Clinica
colite
DIETA COLITE TORINO
DIETA PER LA COLITE
Il termine “colite” viene spesso confuso. Infatti, frequentemente questo termine viene impropriamente utilizzato per definire l’insieme di alcuni sintomi che però sono comuni a diverse patologie. Si può distinguere tra la “colite-ulcerosa”, il “morbo di Crohn”, la “colite infettiva”, la “colite da allergia”, la colite con causa indeterminata e la sindrome dell’intestino irritabile. Volendo possono essere individuati altri sottotipi di colite, ma rimane un puro esercizio di nomenclatura, se non capiamo prima cosa le differenzia le une dalle altre e quali sono le cause.
Nel senso più ampio del termine, con “colite” intendiamo un’infiammazione del colon. Questa infiammazione può essere acuta o cronica.
NUTRIZIONISTA PER COLITE TORINO
la visita con il nutrizionista per la colite
Si può intervenire sull’infiammazione intestinale attraverso una corretta ed adeguata alimentazione che il nutrizionista, dopo aver compiutamente valutato la storia anamnestica del paziente, le sue abitudini alimentari e di vita quotidiana, la sintomatologia, può proporre al paziente, preparando un piano alimentare adeguato su misura, aiutandolo così a migliorare il suo stato psico-fisico e la sua qualità di vita. Spesso infatti tutte queste infiammazioni intestinali, così come anche la sindrome del colon irritabile, ad esempio, causano uno stato di disagio e malessere relazionale negli individui che ne sono affetti, limitandone addirittura gli incontri conviviali, per il timore di avere attacchi improvvisi fuori dalle propria mura domestiche. Modificando quindi le abitudini alimentari attraverso un lavoro in sinergia con il professionista al quale ci si affida, si può migliorare oggettivamente la sintomatologia del paziente, riducendo per esempio la flatulenza, il gonfiore addominale e la diarrea. In periodi brevi si può riequilibrare il microbiota e ritrovare una regolarità intestinale, riducendo o spegnendo del tutto l’infiammazione.
DOMANDE FREQUENTI SULLA DIETA PER LA COLITE
I sintomi, più o meno gravi, e maggiormente comuni che identifichiamo col termine di colite sono: dolori addominali, che possono variare in intensità, flatulenza, gonfiore addominale, diarrea, incontinenza fecale, perdita inspiegabile di peso, affaticamento, disidratazione, sangue nelle feci; in alcuni casi più gravi, anche battito cardiaco accelerato, fatica nel respirare e febbre.
Nella fase acuta la colite è protettiva. Infatti, nel caso di ingestione di alimenti avariati o in caso di intolleranze e infezioni, uno svuotamento rapido ed incontrollato dell’intestino, può essere protettivo. In questi casi il corpo cerca di espellere dal corpo, il più rapidamente possibile, tutto ciò che, restando all’interno dell’intestino, potrebbe causare dei danni.
Uno dei fattori da tenere in considerazione quando si parla di colite è il tempo. Se lo svuotamento rapido ed incontrollato capita una tantum, non ci sono motivi per allarmarsi, visto che potrebbe essere dovuto all’aver mangiato troppo o aver mangiato qualche alimento non ben tollerato dall’intestino.
Ovviamente questi meccanismi di difesa esistono anche a livello dello stomaco, ma tendenzialmente sono legati più al volume di cibo ingerito che alla sua qualità.
Il discorso cambia se i sintomi sopra descritti diventano continuativi e ripetuti nel tempo: in questo caso, l’infiammazione potrebbe diventare cronica nonché sintomo di una patologia.
Spesso capita anche di riscontrare periodi alternati di diarrea e stipsi. Questo succede perché il corpo cerca di compensare la continua perdita di nutrimento espulso prima di essere assorbito, ma soprattutto l’eccesso di acqua persa durante l’evacuazione.
E’ chiaro che in tal caso, anche la stipsi diventa un meccanismo di difesa attuato dal corpo per evitare di disidratarsi in continuazione.